Il 29 Dicembre è morto il campione “verdeoro” Edson Arantes do Nascimento detto Pelè, aveva ottantadue anni.
Fin da bambino Pelè non aveva paura di niente, dimostrava una grande personalità e nonostante fosse molto portato non aveva alcuna pretesa di diventare un grande calciatore; per tutta la sua vita si è sempre molto impegnato ad aiutare la famiglia.
Queste sono le sue origini; ma il successo arrivò presto e lui, molto legato alla sua terra, diede tutto se stesso per la nazione che rappresentava, il Brasile. Lo stadio del Maracanà diventò il simbolo del successo brasiliano, un Paese molto povero che si risollevò attraverso il calcio. Un calcio che probabilmente aveva poco a che vedere con quello attuale.
Nel 1958, grazie a Pelè nella finale del campionato del mondo, il Brasile vinse contro la Svezia 5 a 2, fu il primo traguardo clamoroso. Così il personaggio iniziò ad acquisire sempre più forza diventando il simbolo dell’emancipazione brasiliana e l’idolo di tutti i bambini poveri delle favelas.
Con uno straordinario controllo di palla e istinto calcistico, venne consacrato il miglior calciatore al mondo, un tesoro nazionale. Lui diceva sempre “per me la squadra è la famiglia”.
Un infortunio lo portò fuori dai campionati del mondo nel 1960 e venne sostituito da Amarildo, ma il Brasile riuscì comunque a vincere il mondiale. Così tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta la nazionale di Pelè, per ben due volte di seguito fu campione del mondo, la vittoria del campionato segnò l’affermazione del Brasile in un’epoca nella quale esplose non solo il calcio ma anche la televisione e l’economia. Il calcio diventò così l’identità del Brasile.
Nel 1964 la democrazia fu però sostituita dal regime comunista che pose fine ad una certa libertà. La popolarità di Pelè diventò difficile da gestire come spesso accade per tutte le celebrità. Eppure un’altra grande vittoria lo attendeva, quella del 1970 con la quale il Brasile diventa per la terza volta la nazionale più forte al mondo.
Pelè ha il primato di reti in carriera, riconosciuto da Fifa, 1.281 gol in 1.363 partite; in gare ufficiali ha segnato 757 reti in 816 incontri, con una media di 0,93 gol a partita. Nella nazionale verdeoro ha giocato 92 gare e segnato 77 reti. L’ unico giocatore al mondo a ricevere il Pallone d’oro FIFA onorario è lui, chiamato “il re del calcio”.
Nel 1977 Pelè abbandonò il calcio ma a distanza di tanti anni, la sua recente scomparsa ha certamente privato l’umanità di un genio la cui figura sembra essere intramontabile.
Tra i bambini ancora capita di sentire “ma chi ti credi di essere Pelè?”
Massimiliano Negri