Molti prodotti commerciali sono frutto di un lavoro non dignitoso o minorile come ad esempio le banane del Brasile, il riso Birmano, le nocciole turche, i fagioli messicani, il pomodoro cinese, le fragole dell’Argentina e i gamberetti tailandesi. Sono questi degli esempi di prodotti ottenuti dallo sfruttamento del lavoro minorile, secondo l’analisi Coldiretti sui dati del Dipartimento del Lavoro.
Il 70% dello sfruttamento del lavoro minorile nel mondo è legato alla produzione di cibo.
Negli ultimi decenni, il fenomeno del lavoro minorile è aumentato anche nella catena di produzione del cacao. Secondo un rapporto statunitense più di un milione e mezzo di bambini lavorano nelle piantagioni di cacao della Costa d’Avorio e in Ghana, molti esposti ai pesticidi. La quota del lavoro minorile per la produzione del cacao è aumentata del 14%, passando dal 31 al 45% tra il 2008 e il 2019.
Secondo la Coldiretti nei supermercati italiani ci sono numerosi prodotti che non rispettano le normative in materia di tutela dei lavoratori;
bisogna dunque cercare di ridurre il fenomeno dello sfruttamento minorile e del lavoro forzato, nascosto dietro prodotti commerciali che compriamo tutti i giorni. Dal 2002 il 12 Giugno di ogni anno si celebra la giornata mondiale contro lo sfruttamento minorile, strumento per porre fine al lavoro minorile nel mondo.
La CESVi (cooperazione e sviluppo) dal 1985 opera per la difesa dei diritti umani e alcuni numeri che compaiono sul portale dell’organizzazione sono impressionanti, si parla di 168 milioni di minori che lavorano e più della metà svolgono lavori pericolosi per la salute e lo sviluppo fisico e morale mentre 340.000 sono i ragazzi che in Italia operano in condizioni lavorative ai limiti dello sfruttamento.
Probabilmente il profitto è tiranno e l’uomo troppo vulnerabile per poterlo contenere. Eppure davanti all’apparente ineluttabile destino dei più deboli è possibile porre rimedio attraverso un’azione congiunta di ciascuno di noi, il lavoro deve nobilitare l’uomo e non renderlo schiavo.