Il lago di Albano è un lago di origine vulcanica all’interno del Parco Naturale Regionale dei Castelli Romani. Da sempre meta molto apprezzata dai romani e dagli abitanti dei Castelli, si è contraddistinto nel tempo per la variegata fauna ittica che però, purtroppo, sta via via scomparendo.
Dalle recenti analisi fatte dall’ecoistituto RESEDA infatti, risulta che il lago stia attraversando uno dei momenti più critici della sua esistenza.
La sua riduzione di oltre 6 metri ha portato alla scomparsa della flora riparale, come l’ontano napoletano e l’ontano nero. Risultano scomparse inoltre le pianante Myriophyllum e potamogeton trichoides oltre agli alberi come il Silicone e il Salice grigio.
Queste scomparse hanno portato alla conseguente distruzione di un microhabitat necessario alla fauna ittica per nutrirsi, riprodursi e trovare riparo. Fauna autoctona come il luccio e la tinca, che viene ulteriormente minacciata dall’inserimento volontario e accidentale di specie aliene e invasive come la carpa e la tartaruga Trachemys.
Un altro indicatore dello stato critico del lago è la presenza dell’oscillatoria rubescens, un microrganismo che fiorisce dove è disponibile molto materiale organico. Questa pianta, togliendo ossigeno all’acqua causa la morte del plancton.
Di quest’emergenza se ne parlerà in maniera più approfondita durante il seminario “I laghi e le zone umide dei Castelli Romani – Un patrimonio da conservare, habitat da difendere” il 9 gennaio dalle ore 18 alle 20 presso la sede di Fabricalbano (via San Filippo Neri 15, Albano laziale).