Un artista audace e provocatorio al tempo stesso il romano Zero Like che, nell’era dominata dai social media e dalla corsa ai like e ai follower, lancia la campagna “No Like No Sense”, sfidando apertamente la cultura del virtuale e celebrando l’arte delle relazioni umane.
Una missione intrepida ed innovativa per sfidare la cultura del virtuale, della sola immagine e riaffermare, invece, il valore della comunicazione autentica e dell’esperienza reale.
Attraverso una serie di esposizioni, di eventi straordinari e mirati, nel corso del prossimo anno, Zero Like lancerà la sua campagna di sensibilizzazione intitolata “No Like No Sense”.
Il cuore di questa campagna è un messaggio potente e provocatorio: i “like” virtuali non devono essere l’unico scopo di vita, né la moneta di scambio per definire il nostro valore nella società.
In un’epoca in cui la cultura e l’arte sembrano spesso essere surclassate dalla corsa frenetica alla popolarità online, Zero Like vuole porre l’attenzione sul significato più profondo che si cela dietro le nostre relazioni interpersonali, sul tempo vissuto autenticamente e sulla necessità di riscoprire la ricchezza della comunicazione umana.
Uno degli elementi chiave di questa campagna è l’opera d’arte “Zero Like”, che prende il nome direttamente dall’artista stesso. Quest’opera sarà al centro delle esposizioni e degli eventi pianificati e diverrà il simbolo della sfida lanciata da Zero Like alla cultura dei “like.”
L’opera “Zero Like” è un teschio rosa, tradizionalmente associato alla morte, che, invece, simboleggia la superficialità di questa dipendenza dal riconoscimento sociale virtuale. La frase “Zero Like” indica l’assenza di apprezzamento o di una reazione positiva alla nostra presenza e alle nostre azioni, mettendo in luce la mancanza di valore reale attribuito ai contenuti online.
Sulla base dell’opera la scritta “One Way” sottolinea il concetto che le persone sono spinte a seguire un’unica direzione determinata dalla società digitale. Il senso unico implica una mancanza di scelta o di possibilità di deviazione, creando una sorta di omologazione e uniformità delle esperienze e delle opinioni.
Sulla parte posteriore del teschio, l’artista ha rappresentato un codice a barre, simboleggiando la commercializzazione e l’omologazione dell’umanità nell’era consumistica dominata dai social media. Il codice a barre rappresenta l’essere umano come un prodotto standardizzato, un oggetto da consumare, misurare e controllare.
La Campagna “No Like No Sense” andrà oltre l’arte visiva, saranno realizzate installazioni su larga scala in luoghi chiave, tra cui una maestosa installazione raffigurante un elefante rosa.
Il messaggio è chiaro, forte, inequivocabile, così come l’obiettivo, rivolto alle nuove generazioni e non solo: coinvolgere, invitare a dare valore non solo al mondo virtuale e al giudizio della massa, ma anche all’apprendimento, alla presenza fisica e all’interscambio culturale con le generazioni passate e contemporanee.
Una campagna che sicuramente dividerà la popolazione in pro e contro perché è una critica diretta e non velata alla cultura dell’approvazione sociale e dell’omologazione presente sui social media, suggerendo che l’eccessiva dipendenza da queste piattaforme può ridurre la nostra libertà di pensiero e la nostra capacità di esprimere la nostra individualità, trasformando le persone in meri elementi di un sistema di mercato, in cui i valori personali e l’autenticità sono spesso sopraffatti dalla ricerca di accettazione sociale e di successo.
Un vero e proprio movimento artistico-culturale rivoluzionario quello di Zero Like che vuole essere lo scatenante per un cambiamento nella valutazione di noi stessi e degli altri, incoraggiando una riflessione profonda sul nostro rapporto con il mondo virtuale. Questa campagna mira a promuovere la formazione, l’impegno e la realizzazione di progetti concreti nella vita reale, offrendo un’autentica alternativa al semplice e superficiale “click” su uno smartphone. È un appello a tutte le menti colte, intelligenti e impegnate a cambiare il mondo sul campo, lontano dai riflettori digitali, e a riscoprire il senso autentico delle relazioni e dell’arte.
“Zero like” si allinea a questa estetica concettuale poiché il suo valore artistico risiede nella critica sociale e nella provocazione intellettuale che suscita.
Ma chi è Zero Like?
Classe 1976. Nasce nel quartiere storico romano di San Lorenzo, figlio d’arte, si specializza nel restauro dei dipinti, dei mobili d’arte, passando alle scenografie per il cinema e il teatro. In concomitanza con gli studi all’Accademia di Belle Arti, apre il suo primo studio sperimentale in Via dei Volsci, crocevia di numerosi artisti, scrittori, poeti e musicisti, diventa un punto di riferimento e di ispirazione per oltre un decennio. La bottega in Volsci, ad oggi, rimane nel ricordo collettivo di coloro che hanno per anni, seguito il percorso artistico e visionario di Zero Like. Le sue opere a detta della critica, non raccontano, “parlano”.
Che la Guerrilla Art abbia inizio!
Articolo a cura di Stefania Vaghi