Non c’è TG che non parli della guerra in Ucraina alle porte dell’Europa.
L’Ucraina è un vasto territorio ricco di materie prime come il grano e l’olio di girasole, confina con la Polonia, Romania, Mar Nero, Bielorussia e Russia; invasa da quest’ultima nella primavera 2021 con un’operazione speciale, in pochi giorni Putin avrebbe dovuto abbattere Zelenski ed instaurare un governo filorusso come in Bielorussia.
Dopo due anni si assiste a due tipi di guerra: quella della prima guerra mondiale fatta di trincee, di massacri faccia a faccia con migliaia e migliaia di morti (più di 200.000), di mutilati e di prigionieri, quella della seconda guerra mondiale con bombardamenti su città, su condomini, su teatri e via dicendo.
Si osserva attoniti e straziati nel vedere dai reportage degli inviati le distruzioni, le fosse comuni, le lagrime di un popolo che soffre per un “operazione speciale “ volta a liquidare una nazione.
Benché sia evidente che i destini delle nostre democrazie siano intrecciati con quelli dell’Ucraina, anche se si combatte una guerra che è anche nostra, si è tentati di volgere la testa da un’altra parte.
L’Italia ha una produttività scarsa, salari bassi, inflazione al 10% e quindi la nostra attenzione viene distratta.
La controffensiva ucraina durerà almeno tutto l’inverno: i russi sono deboli ad attaccare, ma forti nel difendersi. Più si allungano i tempi bellici più è alto il costo per gli ucraini in termini di morti e distruzioni, l’effetto è devastante inoltre per tante nazioni come la nostra per le turbolenze che si generano sui mercati dell’energia e tanti aiuti che ci vengono sottratti.
Ma c’è un altro motivo che ci allontana dal problema, la corruzione. L’ultimo è quello dei reclutatori dell’Esercito che si fanno pagare in cambio di congedo illimitato. Gli scandali sarebbero la riprova che il presidente Zelenski ed il suo staff dirigente sono sostenuti da un gruppo di oligarchi interni, ma soprattutto dagli USA per interessi globali. D’altra parte l’Ucraina è un paese post sovietico nel quale non è stata fatta alcuna esperienza di uno Stato di diritto né di libero mercato. Del resto la vittoria dei Servitori del Popolo con il 74% non ha potuto cambiare in un battibaleno un secolo di storia sovietica.
C’è poi nel nostro Paese un’altra causa che ci allontana dal problema guerra in Ucraina: è l’intensa propaganda “pacifista”, tipica di una certa area politica, che spinge da una parte sul rischio di guerra nucleare di Putin dall’altra la resa dell’ucraina al potere Russo; un’altra frangia sostiene infine che l’Occidente debba aiutare ma non con le armi! Così la guerra si allunga e l’opinione italiana traballa.
La guerra in Ucraina è, secondo una corrente di pensiero che si deve condividere, una guerra di indipendenza e di liberazione che viene combattuta nel primo ventennio del 21° secolo, per un’aggressione di neo-zarismo e stalinismo novecentesco.
L’opinione che il dopo Putin avvicinerebbe la Russia all’Occidente non può essere una certezza, il rischio è sostituirlo con Medvedev che minaccia un’apocalisse nucleare proponendo quale unica via della pace la resa incondizionata degli Ucraini.
L’unica soluzione al problema: continuare a stare accanto alla resistenza ucraina.
Piero Negri