La sfida che inevitabilmente siamo chiamati ad affrontare tutti, imprenditori, artisti, cittadini è quella di confrontarci con una società in continua trasformazione e calibrare le nostre scelte di vita in relazione alle circostanze che si vengono a delineare di giorno in giorno. Per poterlo fare dobbiamo imparare ad avere grandi capacità di ascolto e di adeguamento verso gli altri. La società è sempre più caotica, estemporanea e superficiale, eppure esistono delle forme artistiche che hanno resistito al gusto nel corso dei secoli e che all’unanimità vengono riconosciute come “oggetti culturali”, in questi si assiste ad un valore si incorpora perennemente in una forma; pensiamo alla poesia o alla musica. Tutti riconoscono il valore della Divina Commedia di Dante Alighieri o quello della sinfonia Eroica di Ludwig van Beethoven.
Eppure quella artistica è certamente un’attività anacronistica la cui produzione, secondo alcuni studiosi statunitensi, sfugge a qualsiasi regola economica di mercato; basti pensare che nel 1600 la nota fabbrica di orologi Rolex produceva circa 16 esemplari l’anno mentre oggi arriva a farne 20.000 mantenendo alta la qualità della produzione. Lo sviluppo tecnologico ha consentito un abbattimento del tempo lavoro e un contemporaneo incremento della produzione. Al contrario il compositore Domenico Scarlatti nel 1600 per eseguire una “sonata” al clavicembalo impiegava esattamente lo stesso tempo di un interprete di oggi, così nelle “performing arts” non c’è stata una diminuzione delle ore lavorative nonostante l’evoluzione tecnologica ed il comparto viene considerato stagnante.
Nonostante la distanza temporale che ci divide dalle grandi opere del passato e il suddetto studio condotto dall’Università di Princeton (New Jersey), la partecipazione emotiva del pubblico all’ascolto dell’Eroica di Beethoven è ancora attiva pur trattandosi di un’opera, come molte altre, che non si identifica più nel contesto storico nel quale viviamo. Certo ascoltare Beethoven non ci porta più ad immedesimarci nello spirito della borghesia rivoluzionaria dell’epoca napoleonica ma la forza dell’eroe viene ancora percepita attraverso quelle straordinarie melodie.
Le grandi opere hanno potuto sopravvivere grazie allo sforzo delle fondazioni preposte che ne mantengono viva la memoria rendendo così quel fascino artistico immortale.
Lo sviluppo e il progresso sociale devono convivere con la tradizione del passato perché come diceva Cesare Pavese “la giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia e quando un popolo non ha più il senso vitale del suo passato si spegne, la vitalità creatrice è fatta di una riserva di passato”.
Massimiliano Negri