L’identità visiva della nuova testata giornalistica prodotta dall’agenzia creativa Laboratori del Brand, si ispira alla Dea Fortuna Primigenia del Tempio di Palestrina e non sarebbe stato possibile non contemplare nell’ambito degli articoli di questo progetto un contributo alla Dea.
Praeneste fu un’antica città del Lazio alle pendici del monte Ginestro, propaggine dei Monti Prenestini. L’attuale Palestrina sorge sull’antica Praeneste, città latina col celebre santuario dedicato alla Dea Fortuna Primigenia della fine del II secolo a.c.
La Dea Fortuna è la prima nata tra gli Dei, sostituita nel Pantheon romano da Giove, aveva numerosi fedeli a Roma e soprattutto a Praeneste, qui il santuario si era così affermato per il suo potere oracolare, che accorrevano da ogni parte del Lazio. Il santuario fu famoso anzitutto perché oracolare, il che comportò una grandiosa realizzazione architettonica databile verso la fine del II sec. a.c. anche se l’origine del luogo di culto risale a epoca più antica. Lo stesso appellativo di primigenia ne fa comprendere il culto preromano.
Sulla “terrazza degli emicicli” dell’attuale Palazzo Barberini, si conserva il pozzo oracolare nel quale secondo Cicerone, il nobile prenestino Numerio Sufficio avrebbe rinvenuto le sorti, delle tavolette di legno cifrate con delle lettere dell’alfabeto da cui si traevano auspici sul futuro.
In base a delle ipotesi, probabilmente fantascientifiche, si è pensato che gli oracoli venissero redatti all’interno dello stesso pozzo da una figura femminile; un fanciullo si calava all’interno del pozzo per consegnare i responsi attraverso le tavolette a coloro che avevano posto le domande e che avevano fornito un degno contributo. In realtà non c’è traccia in Italia di sacerdoti o sacerdotesse infilati in un pozzo per i responsi. Il fatto che le tavolette delle Sorti fossero state nascoste in fondo a un pozzo è semplicemente perché le avevano nascoste.
Molto più probabilmente le sorti vennero redatte dalle sacerdotesse della Dea nell’antro delle sorti, una grotta scoperta nel 1869 nei pressi della Cattedrale di Sant’Agapito. L’Antro delle Sorti è dunque una grotta naturale, allargata appositamente, posta sul lato occidentale della Basilica. Essa presenta tre nicchie, che evidentemente accoglievano tre divinità, forse i tre aspetti della Dea Fortuna, ed era decorata da finte stalattiti. Comunque la presenza dell’oracolo, testimoniata da Cicerone, viene ricordata dalle fonti fino al III sec. d.c., finchè nel IV sec. l’editto di Teodosio, insensibile all’altrui libertà, ne obbligò la definitiva chiusura.
La Dea Madre Fortuna era considerata la primordiale generatrice del Cosmo, rappresentata in età romana (su specchio prenestino) come madre nell’atto di allattare i piccoli Giove e Giunone. Viene riferita come protettrice della maternità, della fecondità per i campi e fertilità per gli uomini e gli animali.
Ma non solo. Dato che il suo aspetto era, come riferisce Plinio il Vecchio, di guerriera, si presuppone che ella avesse i tre classici volti: di colei che dà la vita, che nutre, e che dà la morte. In quest’ultimo aspetto era anche Dea della guerra.
L’aspetto generativo della Dea comportava come si è detto che la si invocasse per la fertilità delle donne, dei campi e degli animali. Come aspetto di colei che nutre e fa crescere rientrava l’aspetto curativo dei malati, e come colei che dà la morte rientrava il suo aspetto oracolare, di colei che sa della vita e della morte.
Massimiliano Negri