Tra devozione, tradizione e simbolismo, la semina del grano per i Sepolcri unisce grandi e piccini nella preparazione della Settimana Santa.
Il grano germogliato è molto più di un ornamento. Nei Sepolcri allestiti il Giovedì Santo nelle chiese, rappresenta la vita nuova che nasce dalla morte, il mistero del Cristo risorto. È un segno silenzioso, ma potente, della rinascita e della speranza che la Pasqua porta con sé. Coltivarlo in casa è anche un’occasione per vivere in famiglia un momento di spiritualità e condivisione.
Una volta cresciuto, il grano viene posto sull’altare della reposizione, il “sepolcro” allestito nelle chiese in memoria dell’Ultima Cena e del momento in cui Gesù, dopo aver lavato i piedi ai discepoli, si consegna all’umanità.
I Sepolcri aprono il Triduo Pasquale, il cuore dell’anno liturgico. Si comincia con il Giovedì Santo, dove l’amore si fa servizio nel gesto del lavare i piedi, e il pane e il vino diventano segni della vita donata. Si prosegue con il Venerdì Santo, giorno del silenzio e della Croce, e si attende nel Sabato Santo, in un tempo sospeso e colmo di speranza, fino a giungere alla Veglia Pasquale, che risplende di Alleluia nella luce del Risorto.
«A volte pensiamo che non ci sia più nulla da fare… Ma proprio in quel buio Cristo accende il fuoco dell’amore di Dio», ha ricordato Papa Francesco. E proprio quel grano germogliato, che nasce nel silenzio, diventa allora segno di resurrezione, di luce che vince la notte, di speranza che rifiorisce.
In un mondo spesso affaticato e smarrito, piantare il grano per i Sepolcri è un modo per dire, con un gesto concreto e delicato, che la vita vince, che la speranza è viva, e che Cristo è risorto davvero.
Articolo a cura di Francesca Giovannini