Inaugurerà al pubblico il 2 ottobre l’esposizione “I luoghi dello spirito” bi-personale degli artisti Luigi Salvatori e Antonio Servillo, a cura di Roberto Luciani, Alberto Moioli, Giuseppe Oddone e Andrea Salvati, promossa da ICAS Intergruppo Parlamentare “Cultura, Arte, Sport” e su iniziativa del Presidente della Commissione Cultura Onorevole Federico Mollicone, dell’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e del MIC e la collaborazione dell’Archivio Paolo Salvati.
Come lo stesso Presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone dichiara in merito alla bi-personale: “Con questa nuova esposizione arricchiamo il nostro palinsesto culturale con una nuova operazione di valorizzazione artistica, in continuità con l’approfondimento del concetto del sacro intrapreso in altre occasioni in questa sede. Il tema centrale della sacralità, questa volta, viene coniugato dagli artisti con autorevolezza e capacità attraverso importanti citazioni dell’iconografia tradizionale e riflessioni sullo spazio in cui opera. Da sempre sosteniamo operazioni culturali di valorizzazione come questa, anche in omaggio alla corrente artistica del Novecento alta e popolare riunitasi intorno alla storica Via Margutta di Roma.”
Un’esposizione articolata che si divide in due percorsi espositivi differenti, da una parte troviamo “I volti dell’anima” di Luigi Salvatori, dall’altra “I Templi nel mondo” di Antonio Servillo in una perfetta simbiosi espositiva ed artistica che mette in dialogo i singoli stili dei due artisti.
Un parallelismo artistico che risponde ad alcuni interrogativi che l’uomo si pone sin dall’antichità: qual è il senso della vita? Qual è il senso e lo scopo della mia vita? Perché esisto? Sono domande comuni alle quali ognuno tenta di dare una risposta, seppure personale e unica, per trovare così la sua strada, il percorso da seguire, seguendo le varie religioni esistenti nel mondo e nei luoghi dove lo spirito si manifesta.
Luigi Salvatori con “I volti dell’anima” espone un ciclo di opere realizzate tra il 2019 e il 2024. Nel 2019, l’artista si considerava entrato nella terza età della vita, ritenendo conclusi gli anni della spensieratezza e della successiva età media. Rappresenta quindi i suoi sentimenti attraverso la sua produzione artistica. Il cromatismo, quindi, subisce una evoluzione, passando dai vivaci colori di rossi, gialli e verdi dei paesaggi, ai colori delle terre dalle tonalità ambrate.
Nel periodo della pandemia, l’isolamento e le quarantene forzate hanno permesso a Salvatori di riscoprire stimoli e suggestioni della cultura passata del Rinascimento, recuperando la passione per il disegno a matita.
Nel Rinascimento la realtà viene rappresentata senza deformazioni e simbologie che avevano caratterizzato i periodi precedenti del medioevo; le figure umane sono attentamente studiate sotto il profilo anatomico; l’uomo è sempre inserito in un ambiente reale, grazie anche alla sempre maggiore attenzione posta nella raffigurazione del paesaggio. Vengono abbattuti gli schemi iconografici medievali per far posto all’osservazione dal vero e al naturalismo, all’interesse per l’uomo e allo studio della figura umana e ai suoi movimenti.
Luigi Salvatori ha orientato la sua sperimentazione artistica nella rappresentazione di una bellezza interiore, considerata più grande di quella esteriore, ritenendo le immagini delle sue opere espressioni dell’anima e del ricordo, rivelatrici di una dimensione che va oltre la realtà del visibile.
Portando a compimento il suo desiderio dell’invisibile che ha caratterizzato le sue opere dal 2010 in poi.
Dietro la materia finita si cela lo spirito infinito, lo spirito dell’uomo che fin dall’antichità si è sempre posto la domanda: qual è il senso della vita? Qual è lo scopo della vita? Perché esisto? Sono domande comuni alle quali ognuno tenta di dare una risposta, seppure personale e unica, per trovare la propria strada, il percorso da seguire, nei luoghi dove lo Spirito si manifesta.
Con le sue opere Luigi Salvatori narra il suo percorso personale, attraverso la ricerca nei volti dell’uomo della sua interiorità, rispettandone la libertà, dignità e uguaglianza altrui. Dal volto dell’uomo traspare il suo amore, come atto di donazione, o la sua sofferenza come atto di violazione dei suoi diritti. Nei volti dell’uomo Salvatori vede il simbolo della sua interiorità che si manifesta come Tempio dello Spirito di Dio, e come tale deve essere rispettato nelle sue condizioni di vita, a partire dalla sua dignità, dalla libertà, dalla giustizia e dall’uguaglianza tra gli uomini. Dal volto dell’uomo traspare il suo amore, come atto di donazione, o la sua sofferenza, come atto di violazione dei suoi diritti.
Antonio Servillo con “I Templi nel mondo” rappresenta i luoghi dello spirito delle varie religioni nel mondo. Ognuno di noi avverte il bisogno di raggiungere la pienezza della vita, le aspettative e i traguardi. Servillo li rappresenta secondo la sua tecnica pittorica, con un filo conduttore unico e irripetibile che rappresenta la ricerca, uguale per tutti, della verità e del valore della vita.
Così interpreta le opere di Servillo padre Giuseppe Oddone, Vicario Generale della Congregazione dei Padri Somaschi:
“Ogni pittore, come del resto ogni poeta e scrittore, traduce in immagini od in parole la propria sensibilità e visione della vita, che comporta abitualmente anche una componente di carattere religioso cui nessuno può sottrarsi, per dare una risposta positiva o negativa alla nostra vicenda umana. Inoltre riflette e proietta nel proprio lavoro creativo i problemi del tempo in cui vive, arricchendo e modificando anche la propria esperienza artistica.”
La pittura è una parola solidificata in disegno e colore che va contemplata ed interpretata e che rimanda sempre ad un “oltre.
La pittura di Antonio Servillo si inserisce in questa dialettica del reale, tra la ricerca di un paradiso perduto ed il rischio di sprofondare nell’abisso, nel tentativo di capire dove si orienta l’attuale società. Egli si dimostra sensibile agli avvenimenti dell’ultimo quarantennio di storia, da quando cioè ha iniziato la sua attività pittorica: i suoi quadri fioriscono sul terreno della globalizzazione negli anni 80 del secolo scorso, del crollo del muro di Berlino nel 1989, delle guerre successive, della diffusione di Internet negli anni 90, nel crollo delle torri gemelle del 2001, del terremoto del 2002, della pandemia degli ultimi anni, dell’affievolimento della fede cristiana e di altre religioni, che continuano comunque a dare un orientamento che va oltre i confini della vita umana.
Non è semplice definire lo stile di Servillo, che è personalissimo: egli è prevalentemente un surrealista, che ha sentito il fascino del pittore Salvador Dalì, ma anche ha assorbito la lezione misteriosa ed inquietante dei pittori metafisici come Giorgio De Chirico, o delle avanguardie della pop art e della op art. Forte delle sue esperienze artistiche e di un confronto costante con i contemporanei pittori di Via Margutta in Roma 1 egli ha scelto la strada di dare voce all’inconscio, al sogno, agli incubi, alle paure ed alle speranze di una società postmoderna, liquida, senza certezze, apparentemente senza Dio, senza una vera identità perché in continua trasformazione.”
Surrealismo immaginario e un metafisico fantastico: così Luigi Salvatori definisce l’arte di Servillo.
“Le sue cattedrali sono i luoghi dello spirito, i templi dove l’uomo si incontra e si ritrova per ritrovare sé stesso e il senso della vita, in rapporto al suo Dio. Di fronte all’inquietudine esistenziale di ogni uomo, qualunque sia la sua età, da giovane o da adulto, la continua ricerca di Antonio Servillo di nuove sperimentazioni artistiche e di introspezioni nel suo inconscio lascia intravedere un’aspirazione e un desiderio profondo: la ricerca del senso della vita. In fondo è la domanda millenaria che si pone l’uomo fin dall’antichità: qual è il senso e lo scopo della mia vita? Perché esisto? Ecco che viene fuori non più il “Servillo Artista”, ma Il “Servillo uomo”. È la domanda comune alla quale ognuno tenta di dare una risposta, seppure personale e unica, per trovare così la sua strada, il percorso da seguire, e nei luoghi dove lo spirito si manifesta.”
Breve Bio Luigi Salvatori
Luigi Salvatori nasce il 25 ottobre del 1951 a Palestrina (Roma). Nipote d’arte, inizia l’attività pittorica in giovane età seguendo la sua forte inclinazione naturale. Già a otto anni dipinge con i colori ad olio. Nel 1963, all’età di dodici anni, viene selezionato per esporre due dipinti su tela al Palazzo delle Esposizioni a Roma, nella 2° Mostra d’arte dello Studente. Nel 1976 si laurea in Architettura, Università La Sapienza di Roma. Inizia a lavorare nel campo dell’Arte e Architettura Sacra e Comunitaria, conseguendo il diploma di Corso di Architettura Sacra per Architetti e Liturgisti, rilasciato dalla Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra. Espone dal 1976 per l’Arte sacra al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1994 entra nell’Associazione Cento Pittori via Margutta. impegnandosi nella vita attiva della stessa associazione e in una notevole produzione artistica, in mostre personali e collettive, in Italia e negli USA, ricevendo riconoscimenti e premi. Dipinge una ricerca interiore dove i paesaggi reali sono sostituiti da paesaggi filtrati attraverso la memoria, il desiderio dell’invisibile, dell’infinito Nel 1997 espone in una personale alla Sala Borromini a Roma, in piazza della Chiesa Nuova. Nel 2000 vince il premio Roma Urbs Artis et Jubilaei, al Palazzo Barberini Circolo Ufficiali delle Forze Armate d’Italia. Nel 2003 partecipa in una mostra a Palazzo Valentini alle Piccole Terme Traianee, promossa dalla Provincia di Roma 2003, Nel 2004 espone presso il Palazzo S. Calisto, Pontificio Consiglio “Justitia et Pax”, con una opera in permanenza presso la sala pinacoteca del Pontificio Consiglio “Justitia et Pax. Nel 2005 si svolge una sua personale negli USA in Anderson County della South Carolaina, Nel 2006 consegue il Premio Fontanella di Roma, 1° edizione – I LOVE ROMA. L’opera premiata “La voce di Roma, fontanella romana viene consegnata all’Istituto scolastico di Roma Vittorio Gasmann. Nel 2011 espone a Palazzo Chigi di Formello nella Sala Orsini. Nel 2012 espone alla mostra Giovanni Paolo II Beato, Incontri celesti, nella Sala del Cenacolo della Camera dei deputati, a cura della Fondazione Duc in Altum. Nel novembre 2018 espone un’opera del ciclo il desiderio dell’Invisibile, dal titolo “Fuori dal tempo, Tempio di Apollo al Teatro Marcello”, al MACRO Museo di Arte Contemporanea di Roma. La saggistica sulla sua opera è stata curata da Cesare Sarzini, Roberto Luciani, Michela Ramadori e Alberto Moioli. Dal 2018 è presidente della storica associazione artistica Cento Pittori via Margutta, dove persegue attraverso un percorso espositivo pittorico la memoria culturale dei grandi autori della storia d’Italia. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche. Nel 2022 organizza e cura la 117° mostra dei cento Pittori in via Margutta, dedicata all’opera di Paolo Salvati (1939-2014), artista che aveva conosciuto alla fine degli anni novanta. Nell’anno 2023 è inserito come Artista dell’anno sul volume n.11 dell’Enciclopedia d’Arte Italiana, Catalogo Generale Artisti dal Novecento ad oggi, presentato il 4 marzo 2023 presso la Sala degli Arazzi del Museo d’arte e scienza, Milano. Espone nel gennaio 2024 alla mostra Arte di frontiera: esprimere e rappresentare la disabilità. Una selezione di opere della Collezione Archivio Paolo Salvati e di altre raccolte, tenutasi nel Salone Borromini della Biblioteca Vallicelliana, a cura della Storica dell’Arte Michela Ramadori. È l’autore del saggio “Il desiderio dell’invisibile” del 2010 e del libro La storia dei Cento Pittori via Margutta, nel 2022,, nonché di saggi e recensioni critiche di artisti contemporanei. Nel 2023 riceve l’incarico di costituire l’Archivio Storico dei Cento Pittori via Margutta.
Breve Bio Antonio Servillo
Antonio Servillo è un pittore italiano autodidatta, nasce a Padova, da famiglia napoletana, il 12 novembre 1964. Il trasferimento a Roma nel 1984 per motivi di lavoro, gli darà l’occasione di conoscere artisti affermati, come Mario Schifano, Paolo Salvati, Novella Parigini, Gianni Testa, Stefano Turchetti, ma ciò rientrerà nella sue esperienza di vita, non di pittore. È stato definito artista dalla pittura fantastica da Giorgio Di Genova, grazie al salto di qualità creativo dell’artista che racconta nella sua ricerca, un iperrealismo singolare dove ogni dettaglio e simbolo sono in equilibrio con tutto il micromondo contenuto in ognuna delle sue opere, richiedente grande attenzione da parte dell’osservatore. Entra a far parte della storica associazione artistica Cento Pittori via Margutta negli anni novanta, Espone a Roma, Napoli, Forlì, Bologna e Istambul. È pubblicato sugli Annuari Arte Moderna artisti contemporanei ACCA dagli anni 2000, sul Catalogo dell’arte Moderna di Giorgio Mondadori, sull’Enciclopedia d’Arte Italiana, Catalogo Generale Artisti dal Novecento ad oggi e segnalato sul Getty Vocabulary ID: 500490143. Hanno scritto di lui, Cesare Sarzini, Michela Ramadori, Giorgio Di Genova, Andrea Salvati e Alberto Moioli.
L’esposizione sarà visitabile, a Palazzo Valdina, Piazza Campo Marzio 42 – Roma, con ingresso libero, dal lunedì al venerdì dalle ore 11.00 alle ore 19.30 (ultimo ingresso alle ore 19.00).
Articolo a cura di Stefania Vaghi