In Germania un cittadino ha scelto di farsi somministrare volontariamente 217 dosi del vaccino anti-Covid-19. Pur mantenendo riservate le ragioni di tale scelta, quando i ricercatori dell’Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga lo hanno contattato per esaminare il suo caso e valutare gli effetti dell’elevato numero di vaccinazioni sul suo sistema immunitario, ha accettato senza esitazioni, mostrando un notevole interesse a partecipare alle indagini.
All’analisi dei test effettuati nel corso del tempo, i ricercatori sono rimasti sorpresi dai risultati ottenuti: non solo il soggetto gode di ottima salute ma il suo sistema immunitario funziona perfettamente e presenta concentrazioni di alcune cellule immunitarie e anticorpi contro il Covid-19 superiori a coloro che hanno ricevuto soltanto tre dosi di vaccino.
La condizione di salute dell’uomo sembra sfidare le previsioni di una parte della comunità scientifica che temeva che un numero così elevato di vaccinazioni potesse avere effetti controproducenti sul sistema immunitario, rendendolo più debole nel complesso.
“Il suo caso è giunto alla nostra attenzione attraverso articoli di giornale”, hanno dichiarato i ricercatori in occasione della pubblicazione dello studio sul The Lancet Infectious Diseases Journal. Gli studiosi miravano a comprendere come avrebbe reagito il suo sistema immunitario a un così elevato numero di vaccinazioni, alcuni di essi avevano ipotizzato che ricevere un numero così consistente di dosi avrebbe potuto compromettere le difese immunitarie, sia contro il Covid-19 che in generale.
Contrariamente alle aspettative, le analisi del sangue effettuate sul paziente “iper-vaccinato” hanno dimostrato che il suo sistema immunitario funzionava in modo impeccabile, risultando persino in condizioni migliori rispetto ai pazienti che avevano ricevuto il numero standard di vaccinazioni.
Con il consenso del paziente, i ricercatori hanno potuto esaminare campioni congelati, oltre a campioni di sangue prelevati dopo un’ulteriore vaccinazione a cui il paziente ha voluto sottoporsi durante lo studio. Attraverso tali campioni, hanno analizzato la risposta del sistema immunitario.
In particolare, il paziente presentava un numero maggiore di linfociti T effettori – le cellule del sistema immunitario che rispondono attivamente a uno stimolo – contro il Covid-19, rispetto ai dati di confronto. I ricercatori non hanno riscontrato alcuna fatica in queste cellule, che si sono dimostrate altrettanto efficaci quanto quelle del gruppo di controllo. Inoltre, non sono emersi segni di affaticamento o debolezza nel numero di linfociti T di memoria, ovvero quei linfociti capaci di ricordare un’infezione per decenni e di attivarsi automaticamente in caso di presenza dell’infezione, garantendo una risposta più rapida ed efficace.
Tuttavia, gli scienziati hanno sottolineato che un singolo caso non è sufficiente per trarre conclusioni generali. Hanno quindi ribadito che l’approccio ufficiale e raccomandato rimane quello di tre dosi di vaccino, associate a richiami supplementari regolari per i gruppi vulnerabili.
Articolo a cura di Francesca Giovannini