Come tutti ormai sappiamo l’anidride carbonica è uno dei principali gas che, immessi in atmosfera attraverso l’attività umana, contribuiscono maggiormente all’aumento dell’effetto serra atmosferico e quindi al cambiamento climatico. Un aumento dell’anidride carbonica in atmosfera aumenta la fotosintesi su scala fogliare e l’efficienza dell’uso dell’acqua da parte delle piante.
Questo fatto ha il potenziale di aumentare la crescita delle piante, la biomassa della vegetazione e la materia organica del suolo quindi anche il trasferimento di carbonio dall’atmosfera negli ecosistemi terrestri che fungono da serbatoio (pozzo) di carbonio. Un sostanziale pozzo di carbonio terrestre globale rallenterebbe il tasso di aumento di anidride carbonica e quindi il cambiamento climatico. Sebbene però la biosfera terrestre assorba attualmente circa il 25-30% delle emissioni di anidride carbonica di origine antropica, il tasso di assorbimento del carbonio terrestre rimane altamente incerto, portando ad incertezze nelle proiezioni climatiche.
Gli scienziati stanno studiando i fattori che limitano o guidano lo stoccaggio del carbonio terrestre che è elemento importante per migliorare le previsioni climatiche. Un potenziale fattore limitante per l’assorbimento del carbonio terrestre è l’umidità del suolo, che può produrre uno stress idrico dell’ecosistema, causare la mortalità della vegetazione e aggravare ulteriormente gli estremi climatici dovuti ai feed-back terra-atmosfera. La variabilità dell’umidità del suolo riduce l’attuale assorbimento di carbonio terrestre e si prevede che il suo aumento e le tendenze all’essiccazione in diverse regioni lo ridurranno ulteriormente.
I risultati scientifici indicano che la capacità dei continenti di fungere da futuro serbatoio di carbonio dipende in modo critico dalla risposta dei flussi di carbonio all’umidità del suolo e dalle interazioni terra-atmosfera. Ciò suggerisce che la tendenza all’aumento del tasso di assorbimento del carbonio potrebbe non essere sostenuta oltre la metà del secolo e potrebbe comportare un’accelerazione della crescita dell’anidride carbonica nell’atmosfera e quindi accelerare il cambiamento climatico.
Prof. Alberto Adriani
Associato all’Istituto di astrofisica e planetologia spaziali dell’INAF