Per definizione, l’intelligenza artificiale è stata da sempre pensata come un sistema informatico capace di replicare le funzioni cognitive dell’uomo. Fino ad oggi è stata concepita per assolvere compiti in settori specifici come sicurezza informatica, sanità, logistica, marketing ecc. Tuttavia i grandi imprenditori interessati ad investire nelle IA prevedono, in un futuro sempre più vicino, la nascita di un’AGI – Intelligenza Artificiale Generale – priva di limiti di dominio e capace di svolgere qualsiasi compito umano avendo un’intelligenza persino superiore a quella umana, con tutta la discussione etica che ne consegue.
La prima figura a rimanere davvero impressa nella storia, per le importanti rivoluzioni in questo ambito, è quella del matematico Alan Turing. A soli 24 anni egli si rese il padre dell’informatica introducendo la Macchina di Turing nel 1936: poteva leggere un nastro, su cui erano impressi dei simboli, e rimuoverli o stamparne di nuovi a seconda delle istruzioni fornite. Una delle novità di questa invenzione astratta fu dimostrare la possibilità di codificare una macchina dando vita a quelli che oggi chiamiamo “software”, cioè l’insieme di procedure e istruzioni all’interno di un sistema di elaborazione dati.
In realtà, nonostante il grande contributo di Turing, il modello attuale di realizzazione dei computer è stato ideato da Von Neumann, un matematico che fra l’altro conobbe Turing durante l’università. Quest’ultimo, tempo dopo, si rese un autentico eroe di guerra quando guidò una squadra di informatici dal covo segreto di Bletchley Park contro Enigma, la macchina tedesca usata per scrivere messaggi in codice e coordinare le operazioni militari durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu Turing ad elaborare The Bombe, la macchina che imitava perfettamente i rotori di Enigma e che, facendoli girare ad alta velocità, riusciva a calcolare tutte le combinazioni possibili. Da questo momento tutti i messaggi tedeschi vennero tradotti e le loro mosse anticipate, cambiando per sempre il corso della guerra.
Un aspetto fondamentale delle intelligenze artificiali consiste nelle reti neurali, approfondite a partire dagli anni quaranta. Nel 1943 avvenne uno studio coordinato, fra gli studiosi Walter Pitts e Warren McCulloch, riportato nell’articolo intitolato “A Logical Calculus of Ideas Immanent in Nervous Activity”. L’articolo fu un vero e proprio pioniere, poiché proponeva il primo modello di rete neurale, costituito da neuroni formalizzati, che venne elaborato traendo ispirazione proprio dal funzionamento di un neurone nel cervello umano. L’unità di questo modello è ancora ad oggi lo standard di riferimento nel campo delle reti neurali.
In pochi anni i progressi fatti sono molto convincenti. Basta pensare che è soltanto il 1950 quando viene proposto per la prima volta il Test di Turing che prevedeva tre soggetti, primo fra tutti un intervistatore preposto a fare domande ad una persona e ad una macchina, separati in stanze diverse. Il test stabiliva l’intelligenza della macchina sulla base di quanto spesso veniva confusa con l’essere umano: se il computer superava il test con successo si dimostrava capace di riprodurre le funzioni cognitive umane.
Il deep learning, quello su cui si basa oggi ChatGPT, è un’altra branca fondamentale per le IA e il suo pioniere fu il Mark I Perceptron, ideato dall’ingegnere Frank Rosenblatt nel 1958. La rete neurale del Perceptron era costituita da un solo strato, a differenza dei milioni di strati usati ad oggi, eppure le aspettative furono talmente alte da convincere la Marina degli Stati Uniti a finanziare il progetto: una macchina che avrebbe saputo percepire e riconoscere tutto ciò che la circonda senza alcun intervento da parte dell’uomo. Nonostante il suo fallimento, ad oggi il Perceptron è riconosciuto da molti come la prima rete neurale complessa, ispirata alla comunicazione dei neuroni nel cervello umano. Ad oggi la creazione di Rosenblatt viene riconosciuta molto di più e il suo relativo fallimento viene imputato alla precocità di quei tempi.
Dopo un periodo di stagnazione e di ostacoli, le intelligenze artificiali sono arrivate a dominare ogni ambito della vita umana a partire da quello commerciale, generando il machine learning, l’apprendimento automatico dei dati forniti, e il già citato deep learning che prende spunto dalla struttura del cervello e dall’interconnessione dei neuroni.
Nel futuro si prevede il passaggio dall’IA debole, costruita per risolvere problemi precisi, ad un sistema sapiente capace di sviluppare una propria intelligenza e che viene definito IA forte.
Come accennato all’inizio, sono diversi gli investitori nelle Intelligenze Artificiali a sottolineare i problemi che potrebbero nascere se l’IA diventasse indipendente e incontrollabile dall’uomo. Preoccupazioni come la singolarità tecnologica danno vita a un dibattito sempre più attuale e a politiche in continuo rinnovamento.
Articolo a cura di Mattia Parravano