Una nuova truffa online, quella dei “mi piace” su Instagram, nei giorni scorsi ha riportato nuovamente, all’attenzione pubblica, il tema delle truffe online e della cosiddetta “ingegneria sociale”, ovvero l’insieme delle tecniche psicologiche che fanno leva sui “punti deboli” della psicologia umana, così da indurre in errore gli utenti e spingerli a compiere specifiche azioni volute dai truffatori.
Nel caso specifico della truffa basata sui “mi piace”, la vittima viene contattata da un falso reclutatore che promette guadagni facili in cambio di una visualizzazione e di un like ai suoi contenuti. L’utente raggirato si ritrova, quindi, di fronte a un’offerta che sembra imperdibile, per la quale gli vengono richiesti pochi e semplici passi che di per sé non portano alcun pericolo e, di conseguenza, non destano il minimo sospetto.
Effettivamente delle somme di denaro vengono accreditate alle vittime della truffa, motivo per cui inizia una corrispondenza con il truffatore, che spinge gli utenti a fidarsi sempre di più. Il passo successivo, quindi, consiste nel proporre alle vittime adescate di iscriversi a canali di messaggistica, oppure di fare investimenti economici che, almeno in apparenza, vengono rimborsati con degli interessi. Un caso, relativo alla truffa sugli investimenti, è quanto accaduto a una donna di Roma, che avrebbe dovuto concludere la sua serie di investimenti con un bonifico più consistente di 500 euro: il beneficiario è diventato irreperibile una volta che il denaro è stato investito, quindi per la donna non è mai arrivato un rimborso maggiorato.
Il caso della donna di Roma è stato raccolto e documentato al fine di spiegare le metodologie messe in atto dal truffatore durante tutta la loro corrispondenza online. La truffa si sviluppa in maniera molto graduale e comprende l’installazione di app, come Telegram, o la partecipazione a canali di messaggistica, in cui la vittima sviluppa la convinzione di poter trarre buoni guadagni a partire da piccoli investimenti.
Il comunicato stampa dei carabinieri, risalente al 12 ottobre, non lascia spazio a interpretazioni: le frodi online mirano ad essere sempre più subdole e raffinate, dando ai malcapitati la sensazione di essersi ritrovati di fronte a una buona opportunità per avere dei ritorni sui propri investimenti. L’avviso è quindi categorico, e mira gli utenti a diffidare da qualsiasi corrispondenza di questo genere, poiché l’unico interesse dei “reclutatori” è quello di poter accedere a quanti più dati possibili sulla loro vittima quali il numero di WhatsApp, i dati bancari, l’età, la professione e il nome completo dell’individuo.
Articolo a cura di Mattia Parravano