Nonostante il caro vita, legato in questo momento principalmente all’aumento del costo dell’energia, e alla conseguente diminuzione del potere d’acquisto, ristoranti, bar e alberghi sembrerebbero non ancora risentire in misura proporzionale della crisi economica.
Sarà l’effetto lungo del lockdown? Le misure di confinamento forzato che a causa della pandemia imposero, in particolare nel 2020, forti e prolungate restrizioni nella libera circolazione, contribuirono ad esaltare la propensione alla partecipazione pubblica come riscatto della propria libertà individuale e alla riconquista di uno spazio sociale vissuto senza tecnologia. In effetti la connessione attraverso il web verso il mondo esterno ci fece stare meno soli e addirittura consentì l’espletamento della formazione attraverso la D.A.D. (didattica a distanza) e l’attività lavorativa nei settori pubblici e privati attraverso lo smart working.
Ma tutto ciò non poteva sostituire la necessità del contatto fisico con il mondo circostante, ogni individuo veniva decontestualizzato dal suo ambiente naturale e da qui la necessità di riconquistarlo.
Speriamo che la spinta emotiva non prenda il sopravvento sull’analisi razionale delle proprie possibilità di spesa determinando un sobbalzo a ritroso e un inasprimento della già annunciata recessione economica.
Al momento alcuni avvertono la necessità di “vivere alla giornata” ma questo certamente non aiuta a garantire un benessere di lunga durata; la ricerca di una maggiore stabilità economica non può che essere sostenuta dallo sforzo do ponderare le proprie fonti di sostentamento economico in relazione alla pressione fiscale e in generale al costo della vita.
La fase attuale legata al “Carpe Diem” porterà ad una successiva contrazione degli investimenti?
Sarà possibile per le banche rinnovare il credito alle imprese garantendo opere infrastrutturali?
Sarei tentato di dire “ai posteri l’ardua sentenza”.
Massimiliano Negri