La Fontana di Trevi, tra le più grandi e celebri di Roma, costruita tra il 1732 e il 1762 sulla facciata del Palazzo Poli dall’architetto Nicola Salvi per volontà di papa Clemente XII, rappresenta sì una perla del patrimonio artistico nazionale ma ha svolto anche una nobile funzione a sostegno dei più bisognosi.
La funzione di utilità sociale deriva dal famoso lancio delle monetine a cui non si sono sottratti uomini e donne di ogni dove, nemmeno i grandi del mondo riuniti al G20.
La leggenda associa il lancio a certezza di una garanzia ambita, il ritorno almeno un’altra volta nella vita nella Città Eterna; eppure anche i romani spesso gettano di spalle nell’acqua della fontana due monetine per esprimere un desiderio d’amore e tre nell’intento di esaudire quello del matrimonio.
E quante canzoni, libri e film hanno ringiovanito il mito della “monetina di Trevi” rendendo “pop” il monumento? Ricorderete certamente “La dolce vita di Fellini” oppure “Totò truffa” con Antonio De Curtis che tenta di vendere la fontana a un imprenditore in cerca di business!
Pensate che nel 2018 nell’acqua della fontana, secondo l’Agenzia Giornalistica Italiana, i turisti lanciarono circa un milione e mezzo di euro; la raccolta era destinata alla Caritas della capitale e corrispondeva a circa il 15% del suo bilancio impiegato per fornire un riparo ai senzatetto.
Oggi il “tesoretto” viene gestito dal Comune di Roma e destinato a “bandi per progetti sociali”.
Quando dal mito si fondono bellezza e utilità sociale si compie quel miracolo spontaneo a sostegno degli “ultimi”.
Massimiliano Negri