Trapianto da donatore vivente, per la prima volta in Italia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, salva la vita ad un bimbo di 5 anni.
Queste sono le belle notizie, il riuscito trapianto da donatore vivente, uno dei primi casi in Europa con questa tecnica, eseguito raramente soprattutto in Giappone e negli Stati Uniti.
A dare una parte del suo organo è stato il padre del bambino che già in passato aveva donato il proprio midollo al piccolo, affetto da talassemia o anemia mediterranea, una malattia genetica ereditaria del sangue. Purtroppo dopo il primo intervento una reazione di rigetto ha determinato conseguenze gravi irreversibili alla funzionalità polmonare del bimbo in pericolo di vita. Per questo la proposta alla famiglia di intervenire con un donatore vivente, anche se non di facile applicazione: il rischio di rigetto è molto basso, soprattutto se il donatore vivente è un familiare (e in questo caso aveva già donato al figlio) in quanto il sistema immunitario riconosce il proprio organo come proprio.
L’intervento è stato eseguito lo scorso 17 gennaio ed è durato 11 ore, coordinato dal dottor Michele Colledan Direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti dell’Unità di Chirurgia Generale 3 dell’ospedale bergamasco.
Un doppio intervento: uno di prelievo del lobo inferiore del polmone destro sul padre donatore eseguito da Alessandro Lucianetti, Direttore della Chirurgia generale 1- addominale toracica, l’altro contemporaneo di preparazione del bambino che subito dopo avrebbe ricevuto il trapianto eseguito da Michele Colledan.
Un lavoro di squadra in due sale operatorie adiacenti: due équipe, diverse decine di professionisti coinvolti ciascuno nel suo ruolo.
“Grazie allo sforzo organizzativo straordinario é possibile intervenire in casi clinici tanto complessi e delicati” queste le parole di Maria Beatrice Stasi, Direttore Generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII, “un apprezzamento al personale che ha gestito il duplice intervento”.
Colledan in un’intervista ha spiegato che purtroppo le liste di attesa per trapianto di polmone sono molto lunghe rispetto ad altri organi perchè se il trapianto è eseguito da donatore deceduto l’intervento è possibile solo tra il 10 e il 20% dei donatori, i polmoni sono esposti all’ambiente esterno, ai ventilatori e al tubo sono l’organo che si danneggia più rapidamente.
La possibilità di poter sfruttare la risorsa lasciata da un donatore non dipende solo dalla disponibilità a donare, quindi dalla “cultura alla donazione”, ma anche sicuramente dall’organizzazione sanitaria.
La Spagna è lo Stato più efficiente in Europa. Il trapianto da donatore vivente è ancora troppo complesso per abbattere le liste di attesa quindi l’augurio é cercare di sfruttare il più possibile le risorse lasciate dai donatori deceduti .