È sempre più difficile per un adolescente scegliere la propria strada al termine della scuola secondaria di primo grado (le medie).
I consigli degli amici, il suggerimento dei genitori e degli insegnanti, le proposte sui portali informatici, gli innumerevoli open day, gli stimoli che offre la città, sono tutti elementi che concorrono a condizionare una scelta difficile e altrettanto importante nella vita di un ragazzo.
Nonostante tutto oggi si assiste a una tendenza generalizzata, quella rappresentata da una “licealizzazione di massa”; un fenomeno che a volte non consente di evidenziare le peculiarità e le inclinazioni del giovane attraverso la molteplicità dei laboratori che caratterizzano gli Istituti tecnici professionali, quelli che più degli altri tendono ad avvicinare il mondo della formazione a quello del lavoro.
Eppure, diversamente dal passato, oggi è vastissima la lista delle scuole specialistiche che accanto ai licei tradizionali consentirebbero di riflettere più attentamente sulla propria formazione.
Ma a tredici anni non è facile stabilire quale sia la via migliore da intraprendere e la scelta ricade il più delle volte sulla scuola per antonomasia più classica, il liceo. Sarà vero che il classico o lo scientifico consentono maggiori prospettive per una carriera di successo favorendo l’accesso a qualunque facoltà universitaria?
Bisogna inoltre considerare che quasi nessuno al termine della scuola media ha già deciso cosa fare da grande e l’unica aspirazione diffusa è quella di guadagnare tanti soldi, ma come?
L’enorme offerta formativa promossa sul web a volte tende a catturare l’attenzione dei ragazzi ma il loro interesse è più proiettato a prediligere l’ambiente e l’estetica che non il contenuto e la funzione della scuola. Una struttura nuova ed elegante o una più datata e meno bella? Una scuola in una città importante o una in un paesino di provincia?
È naturale che una scuola meno bella in un paese di provincia può essere migliore se l’organico del personale contempla insegnanti e dirigenti di qualità; per un adulto sono domande retoriche ma lo stacco generazionale a volte rende difficile il dialogo tra genitori e figli.
La nostra è l’epoca dell’immagine, una società nella quale l’uomo tende ad essere considerato maggiormente per quello che sembra e non per quello che è veramente. L’ineluttabile affermazione dell’estetica che incombe prepotente a discapito dei veri valori, quelli che scaturiscono dalla sfera emozionale, dalle esperienze vissute in prima persona, dall’eredità e l’identità nazionale di un popolo. Il mondo digitale troppo spesso fa immaginare ai giovani l’ologramma alterato del proprio essere.
Bisognerebbe tornare ad un’analisi più profonda basata più sui contenuti e meno sulle apparenze.
Così più che analizzare, su una piattaforma digitale, le classifiche delle migliori scuole è consigliabile partecipare agli “open day” che consentono di conoscere dal vivo una realtà scolastica, conoscere i professori ascoltandone la voce, vivere un momento a contatto con gli ambienti di una determinata realtà, ascoltare il consiglio degli studenti che l’hanno frequentata potendone cogliere gli entusiasmi o le delusioni.
Dopo le restrizioni che hanno fortemente contingentato o impedito esperienze frontali a causa della pandemia è ora possibile tornare a vivere bei momenti condivisi che possono aiutare i nostri giovani nella scelta migliore.
In bocca al lupo a tutti gli studenti delle terze medie e… buona vita!
Massimiliano Negri